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Egidio il bardo

Questa è la storia
di Egidio il bardo,
colui che nella parola
trovo la chiave dell'inganno.

E cammina su strisce
di puro smeraldo,
ricoprendosi d'oro,
ma nutrendosi del povero pollo.
Egidio nella tempesta nato
e tra scosse elettriche cresciuto,
dove il ghiaccio diveniva calore
di giacigli di sudicio polverone.
Ma il graffio del bardo,
lungo la strada nobile,
trovò la vittima
dello sprovveduto codardo.
Catturata dal suadente ballo
di valzer colmo di rancore,
di smaglianti sorrisi di viscidume
e inchini di falso pudore.

E al giorno segue il giorno
fino alla notte di coraggio.

E cammina ora su strisce
di fiocchi di catrame,
ma con lo sguardo perso
nel vecchio splendore
dei balli in suo onore,
di orge di sola passione
e di giornate piene di rigore.
Ma il bardo nasce
figlio dell'effimera illusione,
e alla sua putrida canzone
sempre vi sarà la fine.

E colui che è nato
dalla frusta della madre steppa
al rigido inverno dovrà tornare,
al lontano ululo del lupo,
al silenzio dell'aurora boreale.

E tra la foresta e la capanna
egli ora attento ascolta
solo l'eco dei suoi passi,
emulazione metrica della lirica.

 

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