S'apprestano l'ore, s'appresta pure il giorno
e di lontano, un dondolìo s'una finestra, sordo
riluce il raggio d'un sole sconsolato e sbieco
che al traversar del tempo, che pur non fa ritorno,
gongola e tace, mentre sui rovi brace d'arido
destino giace al contempo beffardo e apatico
quel fato al cui volere da sempre tutto tace, odierno
zizzo, melodioso canto di tenero, innovativo tordo,
che a procurar dilemmi a tutto il mondo desta, cieco
criterio, capriccio con la mano sempre lesta. Torno
al pensiero del desìo al mattino, quello in cui perdo
sogni e paure tali che nemmeno più il ricordo cerco.