La notte assassina
infastidita nello stomaco
di un vuoto da colmare,
mi divora,
mi strappa la carne
senza nessuna pietà.
Il calore del mio petto
si impossessa di me
e brucia fino a toglier ossigeno.
Nessun imbarazzo
per il meschino fato
se urlo lacrime ovattate.
Prigione
sembrano le mura
quando ardere
non posso accanto a te.
Vago per il senso
di questi tagli
che sporcano l'anima.
Inchiostro diluito
di salato liquido
che cancella sè stesso.
I polmoni si chiudono,
madre scura ancora non muore
nel suo tenebroso volto
con la pioggia che la dipinge.
Quella stessa pioggia
che era cornice
del nostro sentire.
Istante,
ora cosa ne rimane?
Trangugia senza pietà
il mio ultimo pezzo
di palpitante organo
che vorrei non avesse mai amato.
Lo scuro scettro del nulla
non è poi così lontano,
la sensazione è sorella
è perdita straziante.