L'oblio d'immagine cozza
su strati poliedrici
di colla e carta,
e mattone, e ferro.
Un leggero soffio, impercettibile,
lambisce la guancia,
ma non vi è sensazione
che giunga. E morente graffia.
Quando sarà possibile
lasciar cadere la maschera?
E sul putrido terreno
mosche ronzano sul moncherino,
argilla che occluse la luce,
filtrò la purezza dell'aria.
E il volto del bambino torna.
Commediante gioioso essere,
entusiasta di camminare,
e correre, e cadere.
Quando sarà possibile
alzare lo sguardo al cielo,
per intravedere un sole maturo
che non sia solo fonte di calore,
ma anche enigmatica visione.
Affidare al vento ciuffi d'erba
marcia e candida,
in una spettrale serata,
in un tramonto di sole nero.