Cammino adagio indossando la notte,
le mani giacciono pigre nelle tasche dei jeans,
l’ombra si mescola a muri sfregiati.
Passi rintoccano sui “sampietrini**”
il “nasone*” gorgoglia argentino nel silenzio notturno.
Calmo l’arsura bevendo dalle mie mani
“La Città Eterna” si svela all’origine;
senza tempo sono questi luoghi
ieri, oggi, non v’è differenza.
In alto un delirio di stelle schiaccia l’anima,
una coppia senza tempo ruba un bacio
sotto un balcone ruffiano.
Mi guardano curiosi i gatti, in poltrona su pietre antiche.
Le narici si gonfiano d’aria molle di Giugno.
Densa è la coltre della solitudine.
* fontanelle di Roma.
**vecchio lastrico stradale.