Come i gabbiani che brucano
le scie delle navi, io dietro di te
volteggio a passo greve. Sono
io stessa la scia di vecchie mete,
sermoni muti di un rabbino
inascoltato, parole dette
per gentile concessione. Sono
seduta mentre arde la sete
appesa al tuo tiro mancino,
gabbiano in gabbia esultante
alle parole che rancicano.
Eppure, restano ingabbiate
le ali moleste che strappano
a quel cielo sogni e planate
per la scia di un cieco gabbiano