Non dormo,
non ho sonno,
non piango...
non ho lacrime.
Non rido,
non ne ho la forza
semplicemente ascolto
e guardo.
E ora vedo, osservo, analizzo, capisco, comprendo
Gli strani smaniosi suoi comportamenti.
Quando vedevo i tuoi occhi illuminarsi
E un caldo sorriso
Dipingeva le sue labbra
Colorate di rossa morbidezza.
Un fulmine,
sì un fulmine
tutte le volte mi colpiva.
Mi colpiva ad ogni suo gesto.
Ed ero sua.
Completamente.
Donata a lui senza riguardi.
Concessa senza esitazione a chi non importa del cuore, ma della carne.
La prima volta che lo vidi ci fu la scintilla.
La seconda un piccolo fuoco fatuo.
Fiammella. Fuoco. Esplosione.
E infine un lampo rosso.
Fatto di passione e lussurioso desiderio.
Pensavo che senza di te,
ai miei occhi bello come il sole,
non avrei potuto vivere.
Che stupida.
Accecata dalla tua luminosa languida luce
Non mi accorgevo della tua bramosia e della tua oscura luce.
Anzi, lo sapevo.
Ma pregavo e m'illudevo.
Perché la mia paura era restare sola.
Ma alla fine è successo.
Mi hai lasciato.
Ora sono vuota, sporca, inutile.
Una piccola bambola a cui sono stati strappati i fili
Che si vergogna di sé e piange della sua malaugurata sorte.
Devo rialzarmi, risalire e risorgere
Dall'abisso in cui mi ha buttato.
Perché ora devo tenere alta la testa e andare avanti da sola.
Devo dimostragli che posso stare senza di lui.
Odio bruciante. Gelida vendetta.
Da quanto sono un essere così miserabile?