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Otaria

Consolata appena da compagni circostanti
dirimpettai silenti
ma complici attempate coscienze
mi diletto nello sdegno
nella indifferenza

Come se potessi
cristallizzare
in una parola pronunciata
in uno schiaffo
in una feccia
in un bacio
in un momento

Viaggio senza valigie
e non mi cambieranno l'abito
poiché ho tolto tutto
ciò che mi copriva
eppure non se ne accorgono
di quanto costi l'umiliazione
la caduta da un ramo basso
il piccolo stillicidio al dolore

Se potessi fermarmi
e riconoscermi
in un tratto di colore
o in una pozzanghera
in un rovo
in un giglio
se solo potessi colmare
la solitudine che mi accompagna
se mi invitasse
lei
al pranzo del mio destino
il legno non avrebbe cerchi per contarsi
la luna in cielo sarebbe sempre tale

Così
la carne mia
suggello aspetto
tra la riga e il punto
esteriore invadenza
mi volge al mondo
mi sacrifica come strega
otaria
in un circo che non diverte
per un sopravvivere
che una mano mi lancia

 

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4 commenti:

  • laura cuppone il 16/06/2011 19:58
    a volte
    si é domatori
    anche se poi
    non si doma mai del tutto la natura..
    grazie Bruno.
    Laura
  • Bruno Briasco il 14/06/2011 19:41
    Hai ragione, parlare di sé può diventare pericoloso oltre che noioso ma tu l'hai fatto proprio bene. Complimenti
  • laura cuppone il 11/06/2011 16:44
    Grazie Stefano, difficile parlar di se' senza annoiare.

    Laura
  • Anonimo il 10/06/2011 13:09
    poesia impegnata, particolare, letta più volte, e ogni volta mi dava qualcosa in piu'... molto bella... finale stupendo

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