Il postino non è un bel personaggio
è un essere minuto e sfuggente
un recalcitrante sindacalizzato
un senza-coraggio
che ti lascia un avviso di giacenza
senza suonare al citofono e a volte
non esita a buttar via la posta
se c'è il solleone o la pioggia battente.
Se ha un secondo lavoro
fa l'imbianchino,
quell'essere che gocciola
vernice su piastrelle delicate
e poi gli manca il tempo per pulire,
malefico come un mirino
che serve per colpire a morte.
Peggio di lui soltanto il portantino
napoletano, che non si fa trovare
sul posto di lavoro, in ospedale,
e il ciabattino traditore
del tenente Morelli, un rinnegato chieutino.
Il postino è un Tersite sciancato
per propria colpa, per non aver cambiato
spalla in un'intera vita
nel trasportar la borsa.
Ma io, la notte scorsa
ho sognato di stare
nel mio mondo di bambino.
Lì non c'era il postino ma il "postiere"
un uomo contagiato dal sapere
di cui erano piene le sue buste.
Serio e inflessibile come un portiere
non di rete da calcio ma di androne
e come lui conoscitore
educato di cose e di persone
però a lui superiore
perché cambia ogni giorno le sue soste
mantenendo fermezza nel percorso
perché non blocca accessi alla sua vista
e da nessuno è bloccato.
Il postiere è un Achille impegnato
nel trasporto dei nostri sentimenti,
impresa che val più di una conquista.