Tremo dinanzi alla tua ombra,
inevitabile specchio della mia.
Giudice lussurioso e vendicatore che
gonfia il cuore di piacere,
come il vento, soffiando, riempie
d'ossigeno le vele.
E il piacere arriva all'apice,
sfiorando ogni singola parte di me.
E, allora, tutto sa di te:
il mio cuscino, il caffé del mattino,
la musica, gli squilli del telefono.
Tutto sa di te, e le mie membra non
chiedono che riposo, sono assetate di perdono.
Tremo dinanzi al tuo sguardo,
dinanzi al tuo ricordo, tentazione mortale.
Nel tuo blu il mio sangue diventa acqua,
e l'acqua sconfigge il fuoco di questo
inferno chiamato umanità.
Ma non pensiamo alle barbarie, amore mio,
perché ti voglio mentre sono ancora me stessa,
ti voglio mentre ancora ti voglio in questo
modo così vero.
Accontentiamoci di pensare a noi: in
questa gabbia di cenere non c'é posto per l'odio,
abbiamo fretta solo di noi.
I tuoi capelli mi abbracciano con la
loro magia e la tua ombra mi sovrasta, mi
sorveglia, proteggendomi dalle insidie del giorno.
Ripercorro con le labbra le parole che
mi hai detto; che oltraggio tentare di esprimere l'amore.
Come non credere che Dio mi abbia creata
per esserti amante? Come dargli torto?
Sei un insieme di luci, colori, profumi;
in te, Marte, si annidano tutti i semi più
belli, più malvagi. Come posso ignorarti?
Ma io scrivo, scrivo, scrivo,
sto sempre tra queste appassionanti carte;
ormai mi hai privata d'ogni altra forma di vita.
Ma a chi scrivo?
L'avevo promesso a me stessa: non ci saresti
più stato nei miei sogni,
e intendo cancellarti,
il più tardi possibile.