Scivolo piano piano
come pioggia sporca da un ramo,
scivolo lungo le strade
coprendo orme di piede,
rubo con gli occhi
brandelli di vita
dalle finestre lucenti.
Supero ogni momento
e mi perdo travolto
dallo sgomento.
Sono e non sono in un frammento,
aleggio e riecheggio solitario
immerso nel verde di un immenso prato,
la mia voce il fruscio degli alberi,
i miei regali petali di fiori.
Canto disperato,
cerco chi possa rendermi sfumato:
l'estate mi impregnerà di calore,
l'inverno come l'inferno,
farà di me una spada affilata,
pungente e spietata.
Ma passerò distratto
portando nel cuore
il mio eterno dolore
per un invisibile colore.
Chiamatemi vento
e ascoltate in silenzio
l'eco del mio lamento.