La fame
guastava l'ennesima sigaretta
e nel vuoto
fissavo il pavimento a capo chino
aspettavo
allontanando le pieghe dei pensieri.
Martellavano
le nenie, vestite di nero e i vagiti di un bimbo
seguite
dal triste suono di vecchie campane
e piangevo
non era il fumo della sigaretta
oramai spenta tra le dita.
Inseguivo
i solchi sul selciato
assaporando una via d'uscita
poi la sera
tacquero le campane
smise il pianto di bimbo
e sulle gote
vischiosi addii.
Finalmente il silenzio
e non ebbi più fame.