Calasti dal cielo
nel sogno
squarciando le nere nubi,
sorridevi e le tue mani
a me tendevi.
Eri più giovane,
non curvo e malato
io incredula la mano ti davo
come una bimba
e per lo stupore più
non parlavo.
Mi abbandonavo a
quell'abbraccio infinito
senza tempo, né età
e le distanze tra noi
che in vita sembravano infinite
nel sogno erano svanite.
Padre, la tua immagine
viva e fulgente
mi apparve nel sogno
e, quell'abbraccio
così dolce e sincero
mi sembrò quasi vero.
Ma mentre la pura gioia
dell'amore assaporavo
svanì il tuo corpo
e tu ti allontanasti
per ritornare da dove eri venuto.
Allora mi persuasi che
era un addio non un saluto,
e che dal cielo eri tornato
per farmi capire
che ormai troppo distante
era il tuo nuovo mondo
dove il tuo spirito
era approdato.