ti vestivi con garbo quando venivi a trovarmi
tu che eri nel limbo di coloro che giacciono
facevi forza alle tue membra
che invece ti lasciavano andare
sorrideva il tuo viso
negli occhi che tradivano il dolore
una umana malattia ti piegava
una solitudine disperata ti piagava
l'animo dolce che avevi in serbo
ironia della sorte fra tanti comuni mortali
come te dal volgo appiedati
ti vestivi con garbo quando venivi a trovarmi
quasi tornando tra i vivi
al mondo che avevi lasciato e non dimenticato
io che ero preso dal familiare impegno
dal lavoro industriale frastornante
impotente a mutar le sorti del percorso
a illuminar i tuoi occhi scuri profondi
ti guardavo e ti lasciavo andare
ferito in volo come un aquilone storto
sorridente nella maschera in volto agli altri rivolto
scrutar tra le nuvole le luminose stelle
perché sulla terra veniva a me portata via
la gioia della madre mia