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Fiore sotto la pioggia
Io tremo nelle mani
Ed il mio spazio ritroverò
Non esiste il mio letto
È guardarti dormire;
L'unica forma di notte
Che risuona nel mio petto.
Io vedo il mio domani
Come gracile di cuore
Non saper sorseggiare
Un silenzio che s'annida
In un intimo stupore
Perché è dall'acqua qui
Il volersi allontanare
Un disegno di carta straccia
Quel mosaico di poesia
Che dipinsi per te.
Io non sono un artista
E mi copro sempre gli occhi
Perché ho bisogno d'amore
Ogni volta che mi tocchi
E mi inchino al mio timore.
È dall'acqua il mio volerti
Non smette di passare,
Un giorno si è prestato
Come una fede da esortare
Al vuoto più passivo;
Io avevo un altro codice
Un animo più schivo
Ma se conosci un limite
Sogni sempre di volare.
Ed io con le mie sparate
Racchiuse in un tormento
Tu che per me sei estate
E poi passi in un momento.
Alle volte sai tornare
Ed alberghi in un tramonto
Perché ricordare
È il lusso di non viverti
Ed immaginarti sempre sola
Che ritagli profili di luna
Confidarti una parola
Per strappartene ancora una
Al margine dell'aurora.
Ma io lo so che qui
Noi siamo ancora lontani
Io ti preferisco perfetta
Perché tremo nelle mani
E dalla fonte non so bere
Costeggiare il tuo sorriso
Nei riflessi d'un bicchiere
E poi guardarti che guardi il mare
Chiuderti gli occhi per non vedere
E che il mio non è ascoltare
Ma sentire per poi lenire
Morire per poi addolcire
Tutto ciò che si può risvegliare.
Finalmente è dall'acqua
Che mi posso rasserenare
Un richiamo di tsunami
Che non si limita nel cuore
E non tremo più nelle mani
Esondo di passione
E la tua voce è stralunare
Si magnifica di stelle
In un perpetuo lampeggiare
Tra le culle dell'incanto
D'un ricamo emozionale:
Si desiderano le uova
Ed è sempre gioia pasquale
Una sorpresa di Novembre
E ad Aprile è già splendore
Come le stelle poco prima
Che adultere di sogno
Nella poesia si concedono
Alla scialbezza d'una rima.
Questa è per te casomai
Perché amare è un po' temere
E temere non lo sai;
Il coraggio ti assomiglia
E non ti stringi nelle mani
Quando piangi non ti accorgi
Della forza che mi dai
Perché il pianto è quel tenore
Che nell'anima vibrai
Per inscenare il mio dolore,
Una maschera di vita
Per risvegliarmi dal torpore
E nuova linfa ritrovai
Per riscoprirmi un po' diverso
Tu che simuli un viavai
Come crocevia di universo.
Certi posti non li capisci
E ad ogni viaggio d'utopia
Ad ogni riva di stupisci,
Il sentimento è erroneo
E quel che senti è incomprensibile
Come un tempo vitreo
Che ti opacizza il distinguibile
E un'anima che hai visto
È un commisto all'invisibile
E tu non sai che fare
E ti racchiudi in uno sento
Un'inedia di anemia
Per le tue labbra da mangiare.
Una poesia non è una canzone
E mi mostra così timido
In una notte così abulica
Perché non conosce l'emozione
Di una melodia oceanica
Che si formula dal genio...
Io posso essere il mondo che già hai
Il lamento di quel treno
Che per arrivare da me
Magari un giorno prenderai.
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