Allora come ora, mentre il giorno
lentamente muore, mi cullo mi curo dolcemente,
dentro il suo riflesso, doni e segreti.
Quando ero piccolo, facevo solo in tempo
a salutare i tramonti, per poi accarezzare
per un'istante l'invitante alba. Raramente
mi fidanzavo con la luce, e quelle poche volte
che succedeva, tristemente rimanevo cieco e,
non vedevo nulla, non si accendeva mai nessuna
lampadina. E allora, ognuno tornava al suo posto,
chi col chiaro dipinto, chi col buio disegnava.
Nel mio piccolo ero già strano, era strano il giorno,
lampi di voci mi sfioravano, mi ricordo che.. in un'ora
ben precisa, ero circondato da libri numeri figure,
lei che parlava, e lui che sapeva la sua storia,
ed io dietro una lavagna stanco di non capire,
bruciai tutti i versi, grembiuli e tutta la scuola.
Non era facile, non ero facile, perchè.. i perchè
non esistono, e cosi decisi di uccidere il giorno,
non volevo perdermi per trovarmi poi oggi in una
accogliente libreria per capire o non capire, e poi..
vai a capire.. che, ti trovi insieme a loro studiosi di
mente e non mente, professori di tutto.. seduto ancora
per capire e sentiri dire: Stai calmo Denny,
stiamo studiando, dobbiamo capire..
E ricordo che alla mattina, prima di chiudere gli occhi,
stavo per un'attimo fermo ad un passo dal mio nido,
a guardare cartelle matite e pagine bianche,
ma al primo raggio di sole mi nacondevo dentro con il
mio silenzio, e mi posavo sulla mia culla, mentre lei
ad un respiro da me era tutta la mia luce.
Immerso in quella sfera di cristallo, come per
incanto con canti di stelle lune lupi e,
angeli in cielo, il mio riflesso saliva sempre
più in'alto, capivo scendevo crescevo e mi
addormentavo piano piano col buio.
E ora è tempo che devo prendere un caffè,
qui mi sa che al posto di una poesia,
ho fatto su un racconto di un raccolto,
Che storia! mi sa che quando cadrò dal letto,
la dovrò rileggere, non vorrei mai aver perso
qualcosa per strada.. non si sa mai..
ormai alla mia età non è facile..