Ho navigato in quella linea immaginaria
che delinea la vita e la morte.
Ho assaporato l'aspro regredir dell'essere
fino a sprofondar nel nulla...
sino alle soglie di una disperazione muta,
atroce, sofferente fino al midollo
da cui è difficile uscirne se non col morale a terra
o totalmente sconfitti.
Ho vagato in quelle sconfinate praterie
dove aleggia disperazione e pianto,
autolesionismo e desolazione dell'anima.
Mi sono aggrappato a quelle lenzuola sature di dolore
come fossero vita...
e su di esse ho riposto speranze lontane...
Ho pianto su loro sino ad impregnarne le trame
chiuso in un mutismo che aleggiava di sconfitta...
Poi, lentamente,
ho ritrovato la forza di uscire da quelle spire
che ghermiscono l'essere come fosse un osso da spolpare...
e volgendo lo sguardo al Cielo,
graduatamente,
ho ritrovato la Luce!