La mia casa
posta in assedio
da alveari di cemento
gode solo
di sintetici riverberi
di luce
raggi solari rinfranti
dalle finestre
degli enormi caseggiati.
Eppur lì, una volta
v'era un prato.
Che desiderio di serena quiete
di verde carico di clorofilla
bagnata di rugiada!
Oh quelle dorate piane di grano
di ronzio , brusio d'api
poggi di felci e rubini di fragole
coltri di borraccina
l'ombre d'ontani
ristori nella calura estiva
ed il fischiar dei merli
a raspar le zolle al mattino!
Dove sono?
Più dalla mia finestra vedo
le sassose vie della collina
e gli argentei ulivi
ne sullo scrimolo a ciocche
la gialla mimosa stordire
il vento col suo profumo
ne dei fiordalisi l'azzurro oltremare
di asparagina arcuate nicchie
e fiori di nebbiolina.
Persino lo strider della cicala
m'appare ora un dolce canto
mentre l'occhio invano vaga
alla ricerca della farfalla -fata
che sempre un sorriso mi carpiva.
Solo muri di cemento
intorno vedo
e nel mio cuor sale il tormento
per le future generazioni..
Mai vorrei che un giorno
mio nipote avesse a dirmi:
-nonna raccontami
come è fatto un fiore?-