"Ciao. Sono Bruno, ti ricordi di me?".
Sorridi.
Mi prendi le mani e con esse ti sfiori il viso,
lentamente,
come a cercare quel gesto che da tempo non hai più,
da nessuno,
se non da me che ti sono estraneo,
volontario nel dolore per cercare di lenirlo in parte,
ma che adesso, per te,
rappresento l'amico, il parente, il figlio che non hai più.
Poi la mente ritorna confusa,
lo sguardo assente che vaga in un mondo lontano...
irragiungibile...
dove solo a te è permesso varcarne la soglia...
Le braccia lasciate cadere sul bracciolo della sedia
assenti, pesanti...
Quel mostro che ti sta dilaninado l'anima
non ha pietà per quel che eri,
di quel che sei,
né tanto meno
di come sarai.
Una lacrima trova spazio tra le rughe segnandoti il viso.
Ti accarezzo il capo calvo
e tu,
in risposta,
smetti di piangere...
... e di nuovo
sorridi.