Se solo avessi la gioia di vivere
com'è giusto che sia, come fan molti.
Se il cuore e la mente son puri e innocenti
guardano avanti fiduciosi e sereni l'incerto domani;
il buio interiore struggente e maligno vinto sarebbe or e per sempre.
Sessantanni pochi non son, tanti nemmeno
per chi ama la vita, il verde, il blu del mare, del cielo.
Ma... non è sempre così, l'angoscia e l'umane sofferenze
son sempre in agguato, impietosamente colpiscono deboli e indifesi.
Non son illuso, il dolore mordace dentro di me grida: sei triste, tu sai perchè.
Parenti e amici han moglie e figli, amano e son amati,
ogni giorno è lodato e donato al bene comun dei propri cari.
Anch'io come tanti ho moglie, il dovere morale induce assistenza,
ma l'amore è latente, figli non ho, non amo e amato, ahimè non son.
Vivere, ma... è vivere ciò? Il destino è crudele, esistono colpe, son dentro me.
Cattolico son dal primo Natale, timore ho di consumare peccato.
La Signora oscura mi tenta ogni dì, punire all'estremo il corpo tribolato,
sradicar lesto il patimento mordace, ma... l'eterno castigo Divino cadrà sul mio capo.
Continuare ahimè senza una guida, una luce azzurra in fondo al tunnel: non so come fare.
Aiuto, aiuto, nessun ode le grida del sessantenne in preda all'oblio, nella silente selva smarrita.
Ora son qui più sperduto che mai, il bene e il male fan pugni assai
ognuno pretende di vincer sull'altro, la lotta interiore è più forte che mai.
Chi trionferà nessuno lo sa, ma... vivere così che senso ha. Vittoria, vittoria,
alla fine uno sol griderà. Il sentimento più nobile sorriderà, oppur il buio, dominatore sarà.
L'ennesima abttaglia sta volgendo alla fine, l'oscuro epilogo è alle porte: Signore Iddio chi vincerà?