L'arena attorniata da folla impazzita
aspetta un comando dall'alto.
È mai successo a una donna d'alzare il pollice?
- Ehi, laggiù, scoprite le facce, fatele vedere a queste donne stuprate e uccise -
Son tutte accanto a me,
vengono dai secoli dei secoli,
fino a quello in corso.
Hanno gli stessi segni, marchi e destini,
la bestia a due zampe non ha mutato il pelo né il vizio,
padri, fratelli e nonni
le vendono ai mercanti come la "cosa" è pregna,
sberciano per fede il sacro péne,
e all'infante troietta sforbiciano il piacere,
le sbarcano addestrate, diplomate, pronte all'uso,
niente vuoto a rendere, c'è la discarica.
Mi rizzo fiera e ardita, sono stata una zarina
- Mie prodi, eccovi la schiuma che rifiuta il Flegetonte,
scendete con la mazza e ficcategliela nel retro... -
corrono leggere, giù per la gradinata,
piedi e braccia mozze, ventri e gole squarciate,
si chiamano... Donna.
Che dire dello scena a cui assisto,
rintronano gli echi d'ogni barbarie,
tornano le polveri, gli odori, gli arrosti,
i sacri culi a cagare sui trogoli per femmine,
e poi... suonano le campane,
scoppiano stelle filanti:
i maschi nell'arena
cavalcano le martiri in calore.