Si parlava di te
nel salotto Jardin d'Amour,
Irina guardava le mie rose Mermaid
e piangeva,
io i suoi occhi offuscati
e le sue mani tremanti.
"Perché non mi cerca più... leggi che poema mi ha scritto..."
Lo sapevo a memoria,
parole e suoni,
gli odori di salse mescolate sulle braci
di legni appassionati,
di sguainate e inguaiate d'amante.
L'aveva scritto per me,
urlando il mio nome,
con tanto di eco finale,
a-a-a-a-a-a-a-a-a
lì, adesso c'era quello di Irina:
"preclara sovrana del cielo e della terra",
ah, non del mare, di esso era un'altra!
"Urge un ussaro a cavallo?..."
"No!"
scoppiò la voce del suo cuore.
Il mio l'aveva già fatto,
Il tuo è d'un piccione di grondaia.
A me bastò un succo di magia rossa,
Rasputin venerava ed amava la mia carne e l'anima,
il cuore, fantoccio da sabba,
ti disarcionò, prima della mente.