Esco di casa camminando
e comincio e raccogliere
e talvolta leggere
fogli e riviste, lettore io
vorace, mai sazio.
E la sera stanco talvolta
ritrovo lo zaino strapieno
di luoghi vissuti in cartoline,
depliants, libri, segnalibri
riviste, giornali, che stento
a ricordare i luoghi visitati.
Ma per fortuna non gli incontri
che ho avuto, che mi hanno regalato
un sorriso.
O che ho regalato un sorriso
o una carezza e un saluto
a un bambino, sotto lo sguardo
vigile e giustamente talvolta sospettoso
come istinto materno impone
della donna che forse gli e' mamma
o c'e' il papa' che mi ride felice padre
orgoglioso del forse figlio, portentoso prodigio.
E cosi' tornando a casa
cerco in cucina, ora animale
un boccone, qualcosa da bere
poi quando con gli occhi che vanno socchiudendosi
mi stendo come un panno sul mio letto, disfatto
e mi sento sfatto dopo tanto, errare, erroneamente
e continuamente registrato. E amaramente
insoddisfatto per cio' che non riesco ad amare
fino in fondo, che pero' ho bisogno
di un luogo stanziale, dove ritorno
e piano piano al buio con l' aiuto
di farmaci famelici trovo il sonno.
Ho la sensazione di non aver fatto
cio' che avrei dovuto
e di avrer fatto
cio' che non avrei dovuto.
Che poi solo in parte e' cosi'
che come uomo, o bambino,
o essere ancora in fase di sviluppo
non riesco a crescere completamente
comunque.
E fortunatamente nella mia imperfezione
ogni giorno la mia evoluzione
come quella di chi incontro
mi porta a vagabondare, letteralmente.