Lambisce dolcemente l'acqua le tue membra
mentre il vento ti sussurra racconti di terre lontane,
terre che mai hai visto e mai vedrai,
nata per solcare acque familiari.
Fischia una nave in lontananza,
sembra farsi beffe di te.
Ma tu le volti le spalle e attendi.
Ancorata alle speranze di chi rimane,
fedele a chi ti condurrà in un nuovo,
seppur breve,
viaggio.
Vorrei essere un pittore per catturare il tuo orgoglio,
per poter fissare l'unione tra te,
debole creatura umana,
e l'immenso potere di madre natura.
Ma io ho solo parole,
leggeri pensieri che sfiorando l'acqua
vengono trasportati via e persi,
forse, per sempre.
Eppure te le dono
sperando che un giorno
qualcuno
possa immaginarti così come io ti ho vista,
un pomeriggio di marzo.