Urgente eccesso di foschia,
sfiorar il fior ancora crudo in segreto,
deglutir per malavoglia di retta via.
Innovazione di bianco vestita
vergine di pensieri schiavizzanti,
e mano mia a scostar capelli sul viso
solleticando lineamenti fini e composti.
Invidiosa belligeranza al cospetto del magnifico.
Incantesimo; parola magica di rito reale
il miracolo cade sul capo con aria spavalda,
è bellezza ignota a render ignobile ogni atto.
Crosta fervida di ferita passata
urge premura di svanir.
Caduta di capelli e solchi sul viso
son lontani da vigente tempo,
la figura soggettiva, di bocche e menti diverse,
legge ogni passo, sparendo al ritroso sguardo.
Son piaceri leggeri,
peccati di vanità
e il pargolo è innocente
figlio di bellezza e verità,
vestito d'ammirazione, spoglio di virtù.
L'innocenza in età tenera conservata,
macchiata al fiorir del senno.
Vuoto malato parlatore
piccola ed esule gabbia di tempo.