Knecht è morto!
Ha lasciato la Castalia beata,
per percorrere un nuovo spazio,
salire un altro gradino,
come un uccello lascia il suo nido,
e tra le braccia delle fredde acque
un azzurro lago di montagna lo ha accolto.
È morto il sogno di conciliare la storia
dello Spirito e del Mondo,
di portare agli uomini in dono
il gioco delle perle di vetro.
Ma nuota, sia pure invisibile,
lo Spirito del maestro di scuola
tra le gelide acque e nel suo discepolo
rinasce e vive, mentre il sole cocente
rende diafane le cime dei monti.
Knecht è vivo!
Sono io che muoio senza il coraggio per ricominciare.
E vago, vuoto come una fragile bolla di sapone,
in balia di un soffio di vento, pronta a scoppiare.
E si strozza nella gola repressa una gran voglia di pianto,
e mi asciuga negli occhi le lacrime il sole.
Non ho più voglia di sognare un nuovo inizio,
troppo anonimi e piatti sono gli infiniti spazi
che mi si aprono innanzi senza meta.
Cammino a ritroso nel tempo
come valanga di neve che frana sciolta dal sole,
e mi ritrovo bambino a vagire in una culla,
ma non c'è nessuno che mi canta la ninna nanna,
nessuno che mi accarezza,
nessuno che mi stringe tra le braccia tenere
e mi consola.