Capì che s era fatta sera dal cielo e dai sentieri. scrutò tra i suoi ricordi e vide che capiva.
Capiva e soffriva, vagava e soffriva, capiva.
Più andava dietro con le gambe, più il sole scendeva e l’accudiva; più soffriva e ancora capiva.
Allora si riposò, stendendo corpo e mente sugli aghi molli di quel sole. Chiuse le mani come per picchiare o stringere la notte, che intanto giù saliva dal villaggio. Le belve fecero per sbranarla prima, l’accarezzarono poi, svegliandola di soprassalto. Del giorno nuovo, lei prese tutto. raggi, canti e fiori aperti. Fu allora che capì , libera da sofferenze e turbamenti.
Fu allora che m’innamorai.