Le mie mani son foglie
agitate dal vento.
Il tuo sguardo le coglie.
Succede quando ti ho accanto.
Sorridi.
- Hai freddo?- mi chiedi.
- Non è il freddo... - rispondo
- ... ma è il fuoco del mio amarti, tacendo. -
Solo il fruscio del tuo scialle di seta.
Solo il frinire di una cicala annoiata.
E se il tuo silenzio è il desolato lamento
di una sterile stilla di pianto,
il mio voltarmi diviene, pertanto,
lo sfavillio di altre dieci, altre cento.
Mille, mie inconfessabili goccioline d'argento.