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Crucifixus

I stazione: genàr

ora terza: cros


Parole sotovoze, doi euro 'n de 'l tacuìn.
Col bast da mul, cargà, careze de rosàri
Po' cròdo a svoltolon de sot na bora gréva
che ancor la spenge 'n gió, 'n de 'l tó, bèstia sassìna!
Rasènto le stropaie! Coi còleri, i me vis'cia,
ma 'ncöi vèn nòt bonora, gh'è 'l ciel tut sgionf 'mbombì
de sanch 'mprendù!


II stazione: febràr

ora sesta: vègia


Leva! Giornada ghèrba! Qoél sol che 'l ciùta tébi
l'è 'n pèten dré dai vedri, slusór de festa 'ndòss.
Scaìna 'l màntes strach, rebòt via 'n mèz 'le nòt.
Compagni al pas de 'n valzer, balà 'n de stùa soliènt,
gh'è 'nsògni rebelìdi, i è ciòdi da cantér,
taoléte mèze a sfésse, rogièle, e po' i fa rota
'n trà i penséri


III stazione: marz

ora duodecima: làgreme


Ancöi vorìa èser lìve, vesìn a la me ombrìa
e contarghe le paturnie, bolìfe dent al pèt,
ma l'èi scondùda al scur, spavènta 'n de 'n canton,
calzòt così lì a strozech e prezìpita le nòt.
Ninöi, sbalànze 'n l'aria e profumo dolc de acàz
me cimega la luna sgociando 'l sò strangoss

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0 recensioni:

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4 commenti:

  • Giuliano Natali (Diaolin) il 11/10/2011 14:54
    Se volete ascoltare l'audio:

    http://www. diaolin. com/wordpress/mp3/2469. mp3
  • Giuliano Natali (Diaolin) il 11/10/2011 14:49
    Traduco il tutto, purtroppo questo sistema mi impedisce di aggiungere la traduzione (200 caratteri) e quindi lo allego qui:


    Assoluzione
    I stazione: gennaio

    ora terza: croce
    parole sottovoce, due euro nel taccuino | Col basto come un mulo, carico, carezze di roseto | Poi cado a ruzzoloni sotto ad un tronco pesante | che spinge ancora in giu, nella forra, bestia assassina | Sfioro i passamani. Mi sferzano coi rami di nocciolo | ma oggi scende la notte presto, c'è il cielo intriso, gonfio | di sangue rappreso



    II stazione: febbraio

    ora sesta: veglia
    Alzati! Acerbo giorno! Quel sole che tiepido fa capolino | è un pettine dietro le vetrate, luccicore di festa addosso | Guaisce il mantice stanco, rimbombo in mezzo alla notte | Compagni al passo di un valzer, ballato da solo in soggiorno | restano sogni ribattuti, sono chiodi enormi | tegole scalcagnate, roggie, e poi si fanno posto | tra i pensieri


    III stazione: marzo

    ora duodecima: lacrime
    oggi vorrei essere lì, vicino alla mia ombra | e raccontarle le paturnie, faville dentro al petto | ma è nascosta nell'oscurità, intimidita in un angolo, | come un calzino cucito a strascico mentre la notte mi precipita addosso | Ninnoli, altalene in aria e profumo dolce d'acacia | la luna fa l'occhiolino gocciolando il suo strazio | e distorce paure

    IV stazione: aprile

    ora quinta: litania I
    è un gioco assassino la Morra, si gioca con una mano | e segnano il punto per te se l'occhio veloce lo cattura | un colpo sul tavolo, sverze, qualcuno striscia un segno | poi sollevano un bicchiere, e l'oste pretende il conto | sono dadi senza viso, sono solo punte di dita | due urli, una bestemmia, si arrabbiano anche i più docili | qualcuno paga lo scotto


    V stazione: maggio

    ora settima: fretta
    vieni ed affacciati all'uscio, bastardo maledetto | vieni a guardare questa gente, e prendi loro le misure | per lungo e di traverso, come fa piacere a te | ma lascia in pace quei due, non senti il loro amore? | non riesci a percepire la passione? almeno osserva loro l'anima | lasciali crepare tranquilli, tanto resterà solo una buca scoperta | bastardo maledetto!


    VI stazione: giugn

    ora nona: è morto un santo
    era lì sull'orlo del tomolo, la perpetua, disperata | tutta la gente in processione, manate di terra sul cappotto(bara) | con una lacrima sincera, sulle guance affaticate | lei teneva il pugno chiuso li in silenzio sulla fossa | ed aprendo la mano di nascosto, le è caduto proprio in mezzo, sgualcito, | un fazzoletto, di quelli di pizzo, mi è sembrato fosse una mutanda | col profumo del suo amore


    VII stazione: luglio

    ho dato l'ultimo denaro ad un signore, con la promessa di un futuro migliore | gli ho ceduto anche le campane, per vederci meglio dal balcone | ma qualcuno mi ha canzonato, quelli son soldi che durano un amen | e lontano sorge un rumore cupo, sembrano ruote a strascico, affondano, | via sul dosso sopra i miei prati, hanno messo un cannone di bronzo | messo lì guardia di confine, senza denti, con la bocca nera | ed il primo colpo, era per me


    VIII stazione: agosto

    ora quarta: desideri
    in un angolo della credenza, nascosto sul fondo dietro a tutto | ho trovato un macinino del pepe, verde sbiadito con la manovella arrugginita | per dispetto o forse per voglia gli ho dato un paio di giri | come per controllare se dentro sia rimasto ancora qualcosa di buono | ma sono caduti solo piccoli trucioli, rosicchiati dal tarlo, | sopra il pizzo di bambagia sembrano pezzi di pensieri | polvere nera sparpagliata


    IX stazione: settembre

    ora undecima: ladri di sogni
    lancia la biglia, ragazzino! e lasciati cadere sul vento | appoggia al volo dei tuoi pensieri, ciò che pensi che sia tuo | lascia che il refolo ti culli come foglia di salice | e poi ubriacati d'amore, imbambolato su una folata di vento | portato in giro per confonderti, avvinghiato a due occhi neri, | fatti vivere da quel bagliore, come fosse l'ultima notte | ma poi svegliati! è un serpente



    X stazione: ottobre

    ora ottava: Signore e signori
    santi, innesti di tralci, polloni, papi di tutti i tipi | baci e due occhi neri, tace la gente in ginocchio | lacriman tutte le croci, giorno di grande festa | cadono speranze e notti, mute a spegnere i pensieri. | Per innestare un acacia, dal midollo marcio completo | invitano un ragazzo, anima sul vassoio | pane da intingere nell'unto



    XI stazione: novembre


    ora seconda: sapore d'amore
    baciami, amore di paglia! Baciami qui sull'uscio! | lasciati cadere, stella, ad abbagliarmi notti | trascina i miei sogni dietro la tua coda di lumini | tienimi vicino al cuore, ragazza mia per poco | ti ho incontrata nello specchio, con le tue labbra di cerasa | con il capo appoggiato alla finestra; ti ho nascosto due rosse | alla abat-jour vicino al letto



    XII stazione: dicembre

    ora decima: requiem
    dormi spensierato fanciullo, riposa su sogni monelli | ma lascia che si librino, lenzuola di primavere | svegliati dolcemente, con i suoi occhi, d'acqua | e sulle labbra disperate, amore, passione che nasce | cemento nelle gambe stanche, sapore di miele dolcissimo | le ortiche saranno fiori, due rondini nel portico | ed il cataletto ondeggia


    Spero si comprenda...

    nel turbine di perfezione del dodecaedro platonico, ho voluto disegnare le nostre imperfezioni che ben si addicono al nostro modo di essere

    Sono 12 Stazioni per 12 mesi per dodici ore per 13 strofe
  • silvana capelli il 11/10/2011 14:35
    deve essre bella! ma perchè non la traduci in italiano? così la possiamo capire. grazie.
    ti saluto
  • giulio costantini il 11/10/2011 14:00
    ahahaha.. nun ciò capito molto ma è bellissimaaaaaaaaa... musicale... ciao

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