Ho rovesciato la clessidra,
non voglio morire,
voglio esplorare ogni fibra
di me e rimescolare le carte.
Lo so che un giorno dovrò morire,
ma voglio farlo il più tardi possibile,
mi piacerebbe ritornare giovane,
ricaricare le pile.
Voglio sentirmi vivo
e lascio indietro il mio passato,
vivrò il mio presente,
anche se è tanto il fu.
E ripenso a quando avevo dieci anni,
quando ebbi la prima bicicletta,
mi ricordo il sorriso di papà
e lo sguardo gioviale di mamma.
E a quando avevo quattordici anni,
giravo già in motorino,
si era fatta avanti l'adolescenza,
c'è chi non ci pensa.
E a quando avevo diciotto anni,
presi la patente e diventai maggiorenne
mentre a soli venticinque anni
ero già sposato con la donna che ho sempre poi amato.
Nacquero e crebbero i figli,
e i figli generarono altri figli,
ogni tanto penso a loro,
a quanto siano felici.
Ho dato tutto quel che avevo,
nonostante tutto il ricordo mi brucia dentro,
vorrei ritornare indietro,
oramai non ho altro che questo piccolo futuro.
Lei mi manca,
è da tre anni che se n'è andata,
conservo la sua foto sul comodino
e scende una lacrima dal viso.
Tengo il pugno serrato,
nel quale tengo un filo d'erba
che non riesco a spezzare,
la debolezza mi infiacchisce.
Il tempo oramai è passato,
gli anni non si contano sulle dita di una mano,
tengo l'orologio nel taschino
che ha una lancetta rotta.