Avvinto rimasi
dal bagliore frusciante
del socialismo che intarsia nell'uomo
l'idea di essere davvero
solo se si vive per altri uomini;
il sole disegnava
prima intimidito
poi sempre più saldo e maturo
raggi dall'aroma di libertà
mille libri a ricordarmi
come soffici
incantate e incantevoli nenie materne
che ognuno di noi è società
nel grembo di una fraterna società
che il bersaglio dell'avvenire
ha le braccia pronte ad avvincersi
a ognuna delle nostre piccole
ma orgogliose frecce
di impegno civile.
Ragazzo mio
se qualcosa insegnarti seppi
fu di non far genuflettere mai
i tuoi pensieri e la tua schiena
agli annientatori ferocemente precisi
del gabbiano incomprimibile della democrazia;
forse potei chiamarmi davvero uomo
quando germogliò nel mio giardino tremante
il fiore tenero e indomabile del partigiano
in quella terra di Liguria
che sapeva di libeccio e salsedine;
la vita potrà esserti carcere
solo se tu ne farai il tuo carcere
detenuto fui, ignobilmente perseguitato
ma mai le loro unghie insanguinate
graffiare poterono
la mia missione di essere italiano
a servizio, umile eppur maestoso, degli Italiani.
Con te giocai a carte
sull'aereo che scintillava di vittoria
nel calcistico sogno di Spagna
con te piansi e fui sofferenza
quando il pozzo impazzito di Vermicino
divorò i sogni di cristallo
del povero Alfredino.
Fui Sandro e Sandro resterò
se saprete amare la terra che vi ebbe in grembo
come io cercai di amarla
con voi e per voi.