Fluttuano rondini di carta
in cieli uguali, berretti senza griffa
su capi di stagioni calve e globali.
Fiori, odori e pallottole vaganti.
Mani ingannevoli, curate
copiano struggenti poesie;
prolasso d’un utero in cantina,
Barolo annacquato del ’46.
I tre cani i cassa integrazione,
s’inventano, per noia, una ferita
che non fa storia
perché non ha storia.
Obesa libertà dietro lo specchio
che rende lacrime dalla vita in giù;
ponte tra il sogno e il dover sognare.
Rotola ancora la biglia degli illusi
nella buca degli ultimi rimasti,
tra un bambino dalla folta nuca
che nonna bacia con confacenti labbra.