Quando mi scorsi velocità
allora soltanto
fui vera, compiuta identità;
ogni partenza una preghiera
ogni curva una speranza
di saper fendere
i limiti del tempo e della strada
per diventare scintilla di primato
nel luccicare indiavolato di un circus
che si innamora di mille piste
senza mai amarne neppure una
negli occhi d'acciaio dei meccanici
sempre vedo e faccio mia
l'ombra di un successo o di un fallimento
mentre la mia solitudine si agita
tra i confini imprigionanti di un casco
e il carcere seducente di un abitacolo
e quando la bandiera a scacchi
a inchinarsi va
al rumoreggiare assordante della mia fatica
e l'autodromo spegne le luci
fino al ribollire d'una prossima festa
gioioso mi protendo all'urano
lanciando con la fionda del mio rischiare
il ringraziamento per la vera
migliore vittoria
avere rivinto l'esistere
sottraendolo all'ingannevole
minaccioso abbraccio
di giri e chilometri.