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A Marco Simoncelli

La moto corre,
corre,
corre per la via di quell'asfalto rovente.
Rovente di adrenalina,
rovente di passione per il suono
senza suono
delle gomme
divorate dalla vorace strada,
del motore
dominato
da quella chioma selvaggia,
motizzante
il fruscio del vento,
nel sorpasso
per la vittoria.
Oggi sventolava l'ultima bandiera.
Oggi sventolava il tramonto della gioventù
non omologata al canone limpido
e non impavido
nella monotonia senza tempo.
Si corre,
ed hai corso,
nella fuga oltre
il limite
dell'evento,
oltre la linea
del senso.
Romba il motore,
ruggisce la ratio
nel frenetico cuore
ed
impenna la fuga
per quella strada
dal colore non più certo,
vento,
foschia
umana follia
nell'amor
per la vita.
Era il progresso,
un progresso regresso
nell'urlo del frastuono
nel silenzio
restio
alla sella
meccanica
del cavallo selvaggio
nel sentimento
mai vano
di tal tempo
avaro
di sorrisi.

 

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1 commenti:

  • Anonimo il 25/10/2011 09:19
    Quando un ragazzo muore così giovane è sempre una tragedia, sia un pilota che insegue un sogno, sia un incidente stradale come i tantissimi, troppi che avvengono sempre più frequentemente, sia una persona che soffre in una corsia di un ospedale. Verrebbe da dire che i piloti sono strapagati anche per il rischio che corrono e secondo gli ultimi servizi è dipeso da un problema all'elettronica che ha fatto sì che la sua moto finisse al centro della pista e non all'esterno, come dovrebbe accadere per via di sofisticati sensori installati in quelle moto. Ora mi viene da chiedere una cosa:ammesso che la causa sia davvero questa, è possibile che si creino moto così potenti per divertimento e per far crescere continuamente profitti miliardari mettendo continuamente a repentaglio la vita delle persone? I piloti sono consapevoli di ciò che rischiano, certo, ma fino a che punto è giusto che un business sportivo venga alimentato a base di vite umane?

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