Mi piangesti
come il più insolente dei bambini
quel giorno incandescente in cui
la mia bara si intarsiò
nella scia di commozione di chi mi amava
di chi mille gol mi fece fare
in quel piccolo oratorio
che desiderava profumare
della mia giovanile esuberanza;
gemevi, sì,
e dove hai sotterrato
dimmi
insegnante tre lauree
e neppure uno spicchio di intenzione di cuore
il tuo sogghignante svergognarmi
davanti ad ali di classe divertita
quando non comprendevo
il segreto di saper risolvere equazioni
o quando la voce mi si scioglieva nella gola
quando interpretare non sapevo
le traiettorie misteriose
di uno studio di funzione?
Quanto ti faceva uomo
farmi respirare gesso
dietro una vecchia lavagna
canzonare con quella voce da ubriaco
il mio frastagliato vivere adolescenziale?
Ora sono terra
e vorrei impedirti di essere cielo
forse ora il rimorso
ti darà il giusto sguardo
per leggere quelle mie poesie
di cui ridevi e che umiliavi;
che ti possa soffocare le notti
insegnante tre lauree e nessun cuore
quell'insieme di versi
in cui mai leggesti
il dramma del mio vivere
maledicendo di vivere.