Fra file
di cupi cipressi,
con a manca e a dritta
austere tombe,
circospetto
e tomo tomo
in mezzo a loro
m'infilai;
i lumicini,
su quelle
de li morti miei,
meditazione facendo,
coscienziosamente accesi;
in fretta poi,
de la città dei morti,
il cancello
di nuovo varcai,
alle spalle lasciandomelo,
sicuro di passarlo ancora,
se non in verticale,
in orizzontale almeno;
per quel triste fato,
che tutto ciò
che è
non sarà più,
e tutto ciò
che fu
non è più.