Nebbia di latte aleggia
fra le forre e i canali
in questo tempo matrigno.
I morti chiamano.
Sono stanco di chiudere
le orecchie, di abbassare
lo sguardo fuggevole,
sono attratto da voci suadenti
che sussurrano: < Pace! >
Ma un chiarore di rosa
tocca come carezza
il triste celestrino dei monti
e si espande, insistente.
E rimango qui, ancora qui, all'alba,
ad affrontare la vita
cercandone ancora il senso
con le mie orecchie
con i miei occhi
con i miei sensi guerrieri
al di là di ogni buon senso,
ancora, e ancora