Ho cuore di nomade e viaggio nel vento,
ma sulla soglia di un ricordo mi sono fermato.
Seguendo la fragranza dell'aconito fiorito,
alla tua porta giungono i miei passi.
Nell'aria stantia della camera vuota
ritrovo il bianco ovale del tuo viso
che ancora si libra incorporeo;
è una presenza greve, costante.
Tu sei ancora qui, e mi attendi,
come non fossi mai andato via.
Forse non sono mai andato via,
semplicemente ti avevo perduta.
Ora il tuo corpo perdura etereo
nelle stanze vuote e spoglie della casa.
Sei simile ad un angelo caduto nell'oblio,
senza più memoria, senza più anima.
È come se un dio antico e crudele
con un semplice soffio del suo alito
ti avesse corrotto lo spirito e la carne,
violentando il tuo essere, cancellandoti la mente.
Il tuo corpo ospita una presenza oscura,
hai lo sguardo stranito, le iridi nere, aliene.
È un'ombra maligna che vela i tuoi occhi
offuscandone al mondo la luce consueta.
Per un attimo mi osservi serena e riscopro
il bagliore di un tempo, la lama d'azzurro. . . .
il sorriso caldo e sicuro che ben conosco,
il rifugio che aspetta nel buio della notte. . . .
Poi ti allontani nella bruma mattutina,
infinita è la via ove cerchi la tua identità
smarrita nella grigia alba di un'altra età,
occultata nell'ombra di un demone antico. . .
Vorrei accompagnarti lungo il cammino
ma ho il passo stanco ed il cuore arido,
forse anche il male oscuro che ti abita
troverà un giorno la sua via di Damasco.