Ti ho sempre nelle mie vene
penna
anche ora
che il tempo mi ha fatto riscoprire polvere;
porto nel sepolcro orgoglioso
in cui ora le mie fatiche riposano
la tua lezione suprema
incessante, infuocata
di stilo che sempre seppe tenere
la schiena dritta
e lo sguardo proteso
verso quel tutto che chiede
di farsi resoconto, storia
memoria.
E tu
piccola macchina da scrivere
ormai concerto stridulo
di polvere e tasti sconnessi
fà che i giovani sentire possano
tra le mille battiture
con cui assecondasti il mio afflato di scoperta
il profumo incontaminato
del brulicare di notizie
che sappiano salire
sulla giostra delle emozioni.
Non gemere
amica, fedele compagna
che nome hai redazione
del fatto che più non varco la tua soglia,
nei ritagli che gelosa custodisci
sempre rinverrai
l'impronta indomabile
delle lotte che condussi
per far camminare l'inchiostro
su pagine di libertà.
E ogni sera
quando abbasserai le luci
fino a estinguerle del tutto
una carezza per me cesella
sui reportage di cui fui padre e figlio.
Mi chiamo Indro
e nell'informare trovai
il modo perfetto
per amare il mondo raccontandolo.