Lame d' un metallo che non c'è
feriscono il suo petto,
rendendo il capo bianco
d' un lustro ogni secondo,
l' ingoia un senso vuoto
un fine che non ha mezzi,
di cella in cella camminando va,
invisibile la sbarra e il carceriere.
La luce di quel finto sole
gli occhi suoi non voglion vedere più,
ma sassi e pietre e la cocente sabbia,
a cui senz' alcun dubbio tornerà...
Inutil è schernire quell' infermo,
ch' egual brutale sorte
tutto l' mondo ha preparata,
solitario gaudio d'esistenza infame
a tale sventurato è solo questo:
egli ha chiaro tutto,
all' altro tutt' è scuro.