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Teatrante
Ti muovi in silenzio
Parli con parole non tue
E quando nel buio ti chiamano
Volgi a loro la tua faccia.
Ma qual è la tua faccia?
Tu che da sempre,
Da quando sei nato, forse,
Porti quella maschera.
Tu che da sempre,
Da quando sei cresciuto, forse,
Nascondi il tuo volto.
Qual'è la tua faccia?
Ti svegli, ogni mattina
Percorri quel poco spazio
Che separa il tuo letto
Da quello specchio intatto
Perchè poi? Hai forse paura?
Paura di riuscire a comprendere
Che quella maschera non sia,
così come pensi, solo tale.
Paura di riuscire a capire
Che quella maschera non sia,
così come pensi, solo esteriore.
E allora cosa è?
Difficile capirlo, purtroppo.
Quando si passa tanto tempo
Con quell'oggetto addosso
Pian piano, giorno dopo giorno
Diventa parte di te, entra in te.
Ma forse sei tu che, inconsciamente,
Diventi parte di essa, entri in questa.
Anni ed anni sono trascorsi
Parole che sono state plasmate
Ad Arte, forse. Ma sempre plasmate
Da te, da loro, da quello che pensano.
E ora, chi sei?
In tutto questo tempo, da fuori,
C'è stata un'immagine.
Un'immagine che Tu hai creato
Utilizzando bei termini, ragionati.
Utilizzando belle parole, cristalline.
Utilizzando strani discorsi, dedotti.
Ed ora non sembri più niente
Non ti sembra di ragionare.
Non sei più cristallino.
Non deduci più niente.
Ed allora, ci penso io.
Ora, cosa fai?
Ora sei tu, semplicemente
Non è vero che non ragioni
Non è vero nulla. Solo, solamente,
Tutto questo è talmente dentro di te
Che non ti sembra di sforzarti.
Ragionare, apparire cristallino, dedurre.
Tutto questo è dentro di te.
O, forse, è nella maschera.
Questa fa tutto, e non fa nulla.
Non sembra far nulla
Ma tutto fa, per tutto agisce.
E ora, che puoi fare?
Niente, non puoi far niente.
Sai, di questo ne sei consapevole,
Che se lasciassi cadere
Di colpo, senza preavviso,
La tua maschera di cera
Potrebbe essere fatale, distruttivo.
Non per te, non per me
Ma per tutti quelli che,
poveretti, nella tua maschera credono
Nella tua maschera vedono,
vedono la realizzazione della speranza.
E ora, che vuoi fare?
Niente, non vuoi far niente.
Ti guardi ancora, nello specchio.
Poi ti distacchi, abbandoni quel vetro
E raccogli la tua maschera
E la metti, pronto, come sempre
Per portarti, oggi ancora,
Su quel palco che gli stolti,
nella loro ingenua purezza,
chiamano semplicemente "Mondo".
Su quel che per te,
nella tua continua esperienza,
si chiama semplicemente "Vita".
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0 recensioni:
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- Ognuno nella vita recita la sua parte e per molti la maschera si è assorbita lentamente. Molto pirandelliano.
Ho apprezzato.
Simona
- È vero una metafora incredibile, una profonda riflessione, ma il secondo atto sarà diverso, finamente vero.
Molto bella. Michelangelo
- una metafora a dir poco sorprendente, amarezza, disillusione... condimenti "normali" della vita, intesa come "recita" continua,è raro, credimi, vedere in un giovane tanta capacità di autoanalisi ed è raro leggere tanto sincero trasporto verso le problematiche esistenziali, il chè mi fa pensare bene del tuo scrivere, gigi
- Bellissima poesia sul teatrante... una metaforfosi di vita... nella vita... grande riflessione Bravissimo
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