Cara penna
il tuo inchiostro mi fu dono inesauribile
del sacro richiamo della libertà
del vetro rilucente
di un onesto e coraggioso informare;
ti dondolavi sovrana
tra le mie mani di umile cronista
volteggiavano le parole
che promanavano dal tuo grembo
con la grazia di una farfalla leggera
in quelle stanze
a volte eccitate altre volte assonnate
del Corriere della Sera.
Non piangere, redazione
se la mia vita quella sera
non rispose più al mio richiamo;
le mie parole e io
ci parlammo per anni, per ore
ci promettemmo a vicenda
di non essere mai schiave
di vigliaccheria e prepotenza
fu una missione
che la notte mi scolpì sul cuore
contrastare il brigatismo
capirlo per condannarlo
e camminare sottobraccio al rischio
della lacerante condanna
travestita da pistola
per averlo davvero compreso.
Se davvero vuoi ricordarmi
ama il Dio
dell'essere sempre liberi e sinceri
che cercai di far vivere
nel vibrare dei miei articoli.
La verità dà forza alla vita,
e la vita dà alla verità
il dono impalpabile e soave
di una vera eternità.