Lo so, amico
perchè occhi non possiedo,
perchè il mio sguardo
viaggi come una nave orfana di faro;
è un discorso che imprigionato resta
tra il mio cuore
e la voce incanutita
eppure sempre giovane
della natura.
Dirti posso soltanto,
che le mie iridi nuotano
nel lago di uno sguardo più grande
dove il buio e la luce
si tendono la mano
compiute e msi confliggenti identità.
Io possiedo il segreto
per sentire il palpitante prisma di colori
danzare sulle mie mani
non più tremanti ma sicure
da quando una carrozza di vento
caricò su di sè
l'impronta dei miei capelli mossi
per dirmi che Dio
aveva intarsiato nei miei giorni
una vista
che non si nutre di transizioni materiche
ma di morbide,
ineffabili, rutilanti
essenze spirituali.
Sei tu il vero buio
quando compatisci il mio buio:
farti comprendere non posso
che l'oscurità
è la preghiera che si inventa perenne sera
per scuotere il bagliore che possiedo dentro
ti sto osservando
con il mio tatto e i miei respiri
ti sto udendo
mentre ti arrampichi imbarazzato
sulle pagine del tuo piccolo vocabolario
per non ferirmi;
"non vedente"
quale insulsa ipocrisia
quale cartesiana banalità
la tua lingua ha cesellato
per mascherare la tua impotenza
nel ricercare la lucerna di me stesso
in cui ti so davvero vedere;
non amare i miei occhi inesistenti
ama invece quella parte di essi
che ti condurrà al mio vero amarti.
E là dove, gemendo,
mi pensi lontano
sarò la pelle indelebile
di un'eterna vicinanza.