La mia anima in ebollizione
scorsi come damigella annientata
orfana di un cavaliere di metallo,
dileguarsi
in una lingua d'ombra.
Dentro vi dimoravano
come pitoni addestrati dal fruscio del destino
videoillusioni di quattro semi,
carte da gioco
un vorticare martellante di roulette;
l'agguato era teso
la loro sfida da vincere
era indurmi a perdermi
folle, appassionante gioco
per loro che ne erano i demiurghi.
Fui stabile sconfitta
re e assi ansimavano
nelle mie mani rattrappite
la mia volontà mi lasciò detto
che sarebbe andata a prendersi una birra
più non fece ritorno.
Eccolo, il mio riscorgermi solitario
con l'urlo dell'incapacità
di farmi dominio al mio dominio
lacrime che rotolano
in uno sporco bicchiere di rhum,
e i ritratti di mia moglie e mio figlio
che si rifugiano tra le labbra
di nuvole complici
per non morire della mia stessa morte.
A tutto seppi giocare
tranne che a vivere davvero
ora sono solo un trofeo di guerra
tra le fauci di nuove mani perse.
Resto frastornato
dinanzi allo sbuffare malinconico
di una vecchia caffettiera
solo lei è custode di quanto io fallii
e mai lo potrà narrare,
nel viaggio del suo aquilone caffè.