Fecondi respiri di giustizia
custodiscono la memoria
fragile eppure infrangibile
della toga che indossasti ragazzino.
Il tuo germoglio di siculo indomito
ardeva
mentre ancora non te ne capacitavi;
c'era una spada che scintillava
tra il rumoreggiare di porcellana
degli agrumi che crescevano
era il fruscio della missione
che Dio ti aveva cesellato sul cuore.
Amasti, ti amò e ti ama
questa Sicilia
che profuma di antichi fasti greci
e di finestre arabeggianti
mentre ninna nanne di marzapane
addolciscono la notte dei bimbi
con la freschezza
di granite dal sapore antico;
Rosario,
cuore di giudice
in una conchiglia di indifesa gioventù
lo sai anche tu
e noi saperlo dobbiamo con te
che per volere una società più giusta
le sillabe di giorni che viviamo
non devono restarci imprigionate in gola
accartocciate a quell'urlante paura
che fa arrossire i pensieri.
Osserva sorridente
il mare ballerino della Trinacria
incenerito più volte
eppure mai cenere.
Ti ameremo
e ci faremo come te
sete incessante di verità
quando il timore
di scommettere il nostro domani
sull'altrui domani
sarà frustato per sempre
dal nostro pensiero libero
e dall'ancella pura come gladiolo
del nostro ritrovato coraggio.
per