Soffiano intangibili spire di vento,
che evanescenti come l'incompiuta ode
di chi canta senza saperlo fare
avvolgono i nostri animi
tanto vicini quanto lontani.
I nostri occhi si sono scontrati a lungo,
in una silenziosa lotta di sguardi
dove io che potevo guardarti
solo al di là dello specchio
ne uscivo sempre sconfitto.
Fosti parte di me
eppure lo sei ancora
poichè quando rifletto,
e nel riflesso stesso
di ciò che sono mi perdo,
non posso fare a meno
di pensare.
A ciò che sei
A ciò che sono
A ciò che siamo.
Parti indelebili di un'unica anima,
entità astratte dall'unica materia.
Io non ti comprendo appieno
e forse nemmeno tu lo fai,
e inspiegabilmente mi chiedo
perchè, ascoltando in silenzio
le dita di un pianista sconosciuto
che sulla tastiera si muovono,
io ora provo una grande tristezza.
E versando lacrime invisibili,
poichè di versarne non sono capace,
io ora taccio in silenzio
e avvolto da spire di vento
giaccio latente
e dormo.