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Assassinio sul lavoro
Non sono solo,
cemento gettato sul muro del committente
promesse e attese del padrone sorridente,
guanti in mano,
casco in testa,
ed il lavoro il mio tempo calpesta.
Scarpe consumate
dalle speranze deviate
nelle cause evitate,
per le soluzioni arrangiate
lo sapevate che io
devo pagare
mutui e rate?
Vivo in questo tempo,
senza più momento
non rido e mi accontento
anche se attento
ostento il malcontento
perchè io devo pagare,
perchè io devo pagare.
Mi hanno abituato al consumismo,
mi sono adattato al capitalismo,
anche se sogno il comunismo,
ora lavoro
per il loro profitto
per soddisfare il mio trieste e reale vitto.
Non sono solo,
cemento gettato sul muro del committente
promesse e attese del padrone sorridente,
guanti in mano,
casco in testa,
ed il lavoro il mio tempo calpesta.
Oggi come ieri,
malgrado e volentieri
incrocio gli sguardi
degli operai
un tempo compagni
ora amici e forse nemici
per sterili guadagni.
Siam macchine di produzione,
siam macchine senza passione,
siam macchine oppresse e represse
sognando la rivoluzione
vivendo la depressione.
Ultimo atto,
sputo sudore,
vivo il rancore,
penso all'amore,
la mia compagna,
la mia vita in latitanza,
pochi minuti
e andrò via,
via e via da questa follia.
Frastuono violento,
ora non sento,
ora non vedo,
ora non respiro,
ora non vivo.
Ucciso dal lavoro.
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1 recensioni:
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- l'autore lavora molto di rima in questa poesia e a mio modo di vedere bisognava lavorare di più sui contenuti perché ogni verso scritto di questa poesia è una denuncia un grido una protesta che ho apprezzato moltissimo e che condivido fraternamente. Non ho detto che la poesia sia brutta, anzi tutt'altro e anche importante, ma dico che andrebbe risistemata nella struttura e se possibile accorciata un po'. Comunque un ottimo elaborato. Con simpatia
- belli i concetti espressi, sembra un racconto di Benny, concordo con senza mani in bicicletta, comunque bravo
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