Dentro quel buco
chiuso col cemento
c'è anche un po' di me
lo so non si respira
chi verrà a salvarci?
chi verrà a svegliarci?
Qui è tutto buio
e i vermi ci divorano
le muffe ci consumano
lo so che siamo morti
ma una parte di me
continua a scrivere
una parte di me
continua a vivere.
La scrittura come ultima salvezza?
Accidenti, è forte! Ma si lo posso vedere, lo posso capire... a volte ci si sente proprio così, in procinto di essere seppelliti ancora vivi!
Mi ha colpito molto quel plurale, quel "noi". Può sottointendere che parli ad un'altra persona, o anche a uno dei tuoi "te stessi" oppure si può intendere come "tutta l'umanità"... mi piace questa multipla valenza.
Anonimo il 30/12/2011 08:45
descrivi ciò che accomuna quasi tutti gli uomini : il rimpianto dell'amore non celebrato che marcisce... la paura di vivere con pienezza l'esistenza... e la speranza di quella parte viva che catalizza la voglia di amare ancora. Lessico semplice ma impeccabile. Mi piace molto.
Un poeta continua a vivere anche dopo la morte, vive nelle sue opere, vive in chi lo legge vive in quegli attimi che ha posato in versi...
Comunque, permettimi una battuta, meglio dare scacco matto ai vermi facendosi cremare...
Nè vita nè morte, ma al limite di entrambe: paura del vivere o del morire, o forse più, di rimanere in bilico tra i due stati senza mai stare in nessuno dei due completamente; una sensazione fortemente e sapientemente espressa in questa tua opera!