Ritorna sempre, quella cara malinconia.
È come un'onda marina:
Si ritrae nelle più oscure profondità del mare,
e poi ritorna, sale e ricompare.
Ah! Quanto dolore nel petto,
quanto nella mente.
Non si trova un attimo di pace.
E ti ritrovi colle membra distese
su di un letto di tristezza;
le gambe incapaci di alzarsi,
le mani incapaci di afferrare,
almeno per un poco,
quell'angolo di serenità che ti passa davanti.
È un piccolo granello di sabbia,
la tua vita.
Ti specchi e vedi un uccellino
che non sa volare,
un gattino che ancora non sa aprire gli occhi.
Il buio del mondo, non lo vuoi vedere,
preferisci rifugiarti in un'eterna illusione,
il sentore di una felicità mai nata,
un profumo mai sentito.
E vagando per le mille terre della vita,
scopri che diviene sempre più difficile
camminare.
La stanchezza sopraggiunge e desideri
un giaciglio dove riposarti.
Vorresti dormire, non svegliarti più magari,
ma non trovi che terra arida e fragile.
Sale un dolore sempre più insistente,
sempre più pieno.
Vorresti fuggire dal mondo e trovare, finalmente,
un posto sicuro, un porto di salvezza,
che però precluderebbe la via della felicità.
E allora versi lacrime a non finire,
sperando che, prima o dopo, esse
si portino via tutta quella sofferenza.