Ho seminato con un secchio
l'invisibile orma dei timori
che ha lasciato al tempo
un minuto per arrestare
la mia corsa
su una terra incoltivabile
di schegge, carne e pietra,
il lavoro di uno scalpello
secco al suo involucro
su le dita appena
alle tue spalle
come fanno le radici
appena tendono
inconsuete le mani,
perdono equilibrio.
Cadono
col sospetto
di affossare l'impronta
su la guancia
per sporcizia si rialzano.
Mi hai raccolto nuovo
con la fame su le dita
per fare ombra
a una mia consolazione,
una preghiera a cui non potevi
rinunciare.